OGNI 15 DEL MESE RUBRICA
A Cura Di P. Serafino Tognetti, Comunità Dei Figli Di Dio
Adorazione eucaristica (17°)
tratto dal libro “Adorazione” di P Serafino Tognetti
continua …
Capitolo 9
L’UOMO NUOVO
L’Eucaristia è il Mistero della morte e resurrezione di Cristo, un atto solo, eterno che non viene “rifatto” nel tempo, ma che si fa presente nella sua attualità eterna per essere da me accolto. La Messa è dunque l’evento fatto presente.
La salvezza, infatti, non è un racconto: è una persona. Io mi salvo se raggiungo quella persona, la quale mi comunica, in un atto solo, la sua morte e la sua resurrezione. Quando il sacerdote dall’altare annuncia, dopo la consacrazione: “Mistero della fede”, la gente risponde: “Annunciamo la tua morte, proclamiamo la tua resurrezione, nell’attesa della tua venuta”, venuta futura, ma anche imminente; parliamo di tre atti, verbi legati concretamente ad una persona: non sono idee astratte o metafisiche.
“Tutto è compiuto” proclama Gesù dalla croce. Con il Sacrificio Egli arriva al culmine della sua missione perché con la propria obbedienza ha riscattato tutti gli uomini e
ora li presenta al Padre, tornando nella sua gloria.
Noi siamo chiamati e destinati a ripercorrere lo stesso itinerario. Prendiamo l’esempio del pane eucaristico: il pane sulla mensa viene trasformato in Corpo di Cristo; non è più pane anche se in realtà alla mattina era stato portato in sacrestia come pane. È una cosa creata, un frutto della terra che ha fatto un suo cammino ed è arrivato a diventare altro da sé. Guardando il pane eucaristico noi contempliamo anche il nostro cammino perché anche noi siamo nati nel mondo, siamo un frutto della terra; nasciamo dalla terra, dal fango, ma dobbiamo arrivare in Paradiso, conquistare una pienezza di vita che ora è solo promessa. Abbiamo sì la caparra dello Spirito Santo, ma quello che saremo “non è ancora stato rivelato” (1Gv 3,2).
Ovviamente io come uomo sono diverso dal chicco di grano: egli è totalmente passivo e diventa “Corpo di Cristo” senza accorgersene. Io invece collaboro con la Grazia, acconsentendo allo sviluppo di una vita interiore con la massima docilità e fede. In Paradiso finalmente avrò sviluppato completamente il mio essere uomo, la mia potenzialità umana, perché la grazia non distrugge la natura, ma la porta a compimento. “Non sono venuto a cambiare”, ha detto il Signore, “ma a portare compimento” (Mt 5,17).
In Cristo “abita corporalmente la pienezza della divinità”: basta dunque vivere in Lui per essere sottoposti a questo meraviglioso processo continuo di una trasformazione in Lui, in cui nulla è distrutto tranne il peccato, ma tutto è potenziato, sempre di più fino al momento in cui sarò un uomo nuovo in Cristo: un uomo divinizzato. Questa è l’opera dello Spirito Santo: portare a compimento.
Cibo che trasforma
Il termine ultimo sarà in Paradiso, è vero, ma il Signore Gesù non ci attende alla fine del cammino: ci nutre di sé e ci trasforma di giorno in giorno, se noi ci lasciamo plasmare dalla sua azione. Questo processo è già iniziato, la pienezza è presente. Quando io mangio il Corpo di Cristo, vengo come risucchiato nella pienezza e non posso più rimanere quello che sono. L’uomo che mangia questo pane diventa sempre più Gesù, si potrebbe dire, non perdendo la propria identità. Non vi è uno sdoppiamento, una spersonalizzazione, ma perfetta unione: “Io in voi e voi in me” (Gv 15,4). Il Signore non vuole entrare in te e distruggerti, ma vuole entrare per diventare Uno con te, pur rimanendo distinti nelle persone. È un mistero questo, difficilmente spiegabile con i concetti e con le parole, ma prendiamolo come diciamo e pensiamo del mistero trinitario: un Dio in tre persone. Non lo capiamo fino in fondo con la logica, ma noi siamo limitati… Capiamo pochissime cose della vita che ci circonda; come possiamo comprendere totalmente la natura di Dio?
Il mio rapporto con il Signore risorto è simile, per analogia, alla vita trinitaria; c’è il dono continuo di uno all’altro: l’uomo dona se stesso al Signore e il Signore dona se stesso all’uomo. Jean Lafrance parla di un flusso continuo di uno nell’altro, uno sguardo che si lancia e si riceve tra due persone. Pensiamo a questo: se per esempio io amo mio fratello, egli vive in me. Egli fisicamente rimane lì ed io rimango qua, però vive in me. Se lo amo molto, lo porto poi sempre in me.
Queste sono solo immagini; tra noi e Gesù avviene molto di più: Egli in me ed io in Lui. Pienamente. Io vado a Messa ed esco “pieno”, sazio, nutrito, perché ho ricevuto il Corpo di Cristo e mi sto trasformando in Lui, anche oggi. Per chi non crede, l’Eucarestia non è nulla, ma per chi crede l’Eucarestia è veramente l’incontro con la pienezza. Io divento, di fede in fede, di Eucarestia in Eucarestia sempre più pieno.
Quando siamo a Messa, dobbiamo abbandonarci all’azione dello Spirito Santo e metterci umilmente di fronte al Signore che viene. Anche se il sacerdote celebra male la Messa o in fretta, una volta ricevuta l’Eucaristia è necessario entrare in sé e rimanere con Dio… la vita divina di Cristo in quel momento si effonde nell’uomo. Noi ci rendiamo comunicabili a Lui, la vita fluisce in noi ed io sono portato alla pienezza. Poi dopo, nella giornata, sono chiamato a vivere secondo quella pienezza. “Chi mangia di me, vivrà per me” (Gv 6,57). Non puoi mangiare di Lui e vivere per te!