UN’ EDUCAZIONE ALL’INTERIORITA’
Nella scelta di una pedagogia per aiutare i bambini a pregare e ad adorare ci sembra importante non solo appoggiarci sulla Parola di Dio ma anche favorire l’interiorità per condurre i bambini al silenzio e all’incontro intimo con Gesù. Ecco perché citiamo questo testo di Annie Le Duc, membro di Notre-Dame-de-Vie. La posta in gioco dell’educazione all’interiorità è capitale per la formazione della persona.
1-L’interiorità fa parte integrante della persona. Infatti l’interiorità è il crogiuolo della sintesi umano-divina alla quale ogni uomo è chiamato. Essa è il luogo e il principio dell’integrazione dell’essere, della costituzione profonda della persona. Fuori da quest’interiorità, la persona rischia la frammentazione ed il pianto da una parte, la schiavitù dai suoi interessi e dalle sue passioni dall’ altra parte; ed infine l’echimosi di aggressioni esteriori.
La nostra vita deve partire dall’interno. La nostra persona e la nostra attività deve avere un centro, un’asse a partire dal quale tutto si sistema e prende il suo posto, il suo vero posto. Questo centro è interiore. Sapere chi siamo tramite l’interiorità, riabilitare una sorta di atteggiamento filosofico e di abitudine psicologica: la posta in gioco è fondamentale. Gli educatori sanno che il loro primo compito è di formare persone integre che si governano loro stesse interiormente e che sono responsabili di ciò che pensano e di ciò che vogliono. Il ruolo dell’educatore non è disporre di coloro che educa ma insegnare loro a disporre di loro stessi per liberarsi interiormente. La liberazione viene quindi dall’interno. La vera libertà è sempre interiore.
2-L’interiorità garantisce la libertà, perché le decisioni e le influenze importanti vengono dal didentro; se vengono dall’esterno saremo “sballottati da tutti i venti” come dice san Paolo. Più l’esterno ci sollecita, più l’interiorità deve preservare la propria libertà. Prendere distacco e analizzare rientrando in noi stessi diventa una necessità per valutare e i nostri pensieri e i le nostre azioni.
3-Solo l’interiorità ci rende capaci di porre atti in assoluta verità. La fonte dell’azione è dentro di noi. Sensibilizzare i giovani all’importanza dell’interiorità può ampiamente contribuire a cambiare il mondo in profondità. Dobbiamo insegnare loro che ogni realtà umana e spirituale deve per primo interiorizzarsi per diventare creatrice perché bisogna che sia per primo personale. E’ per l’interiorità che può accadere una sintesi, tanto necessaria per l’azione, tra la nostra intelligenza e il nostro cuore e questo non si può fare se non nel cuore più profondo e intimo del nostro essere là dove l’uomo si apre, si unisce e si supera.
Impariamo così ad amare con la nostra testa e a pensare con il nostro cuore. Questo si fa nel raccoglimento e nell’interiorità. Si può accennare qui un personaggio di Soljénitsyne, un vecchio dottore che ha un fantastico talento per la diagnosi. Uno dei suoi discepoli, giovane medico viene a trovarlo sovente e un giorno gli chiede: “Da dove viene questa certezza della diagnosi?” Risponde il dottore: “Ecco ho bisogno in certi momenti di lunghi momenti per pacificarmi e fare silenzio. Quando esco da questo silenzio e quando un paziente arriva lo capisco non solo orizzontalmente dal punto di vista scientifico ma anche nel suo legame con la trascendenza; allora posso scoprire dove sta la sua sofferenza più profonda. Ecco da dove viene la mia diagnosi: Dio me la dona.”
4- Coltivare l’interiorità non sviluppa l’egocentrismo. Al contrario faremo scoprire ai giovani la fonte dell’altruismo e del dono. Infatti per donarsi occorre che l’io esista e si conosca. Così coltivare l’interiorità non ha niente di narcisistico: al contrario accettare sé stessi è la condizione per aprirsi all’altro e amarlo come se stessi, nel vero senso di questa espressione. Senza interiorità non si può amare l’altro come se stessi perché innanzitutto non si ha imparato ad amare se stessi. Si crede di amare l’altro ma questo è un’illusione.
Nel giovane lo sviluppo dell’interiorità permette quindi l’amore vero dell’altro al contrario l’assenza di interiorità rischia di portare verso il narcisismo. Infatti il giovane che si cerca fuori non riesce a trovarsi e questo impedisce il dono di sé. Forse gli adulti non mostrano abbastanza le vie interiori che gli consentirebbero di camminare diversamente e in un modo più efficace?
5-Se l’interiorità permette il vero altruismo, è anche la condizione per diventare un essere più socievole perché bisogna sapere chi siamo ed essere se stessi per poter entrare in una relazione tra persona e persona. Diversamente la nostra relazione rischierebbe di essere soprattutto una ricerca di appoggio, una compensazione e una risposta a bisogni egoistici. Se manchiamo di interiorità saremo poco aperti in verità, perché interiorità e apertura vanno di pari passo.
6-L’interiorità apre anche un cammino di liberazione del nostro inconscio. Infatti se siamo sempre fuori da noi stessi anche le potenze non consapevoli occuperanno posto e si troveranno a loro agio senza freno né controllo. Se noi ci abitiamo, le nostre forze coscienti sapranno regolare le pulsioni.
7-L’interiorità ci fa raggiungere l’universale e il permanente: ingloba in modo più profondo le categorie dello spazio e del tempo e le supera. Se rimaniamo nell’esteriorità saremo sempre nel puntuale, determinato e parziale invece l’interiorità dona profondità, estensione e durata. Il radicamento in sé sostiene tutte le altre dimensioni psichiche, senza nessun rischio né per la personalità, né per l’agire. Si potrebbe prendere l’immagine del triangolo: più la base è larga e più il triangolo si allarga. La nostra base più larga deve essere dentro di noi. L’interiorità non è in nessun modo un restringimento. Al contrario ha latitudine e estensione; e quando diventa preghiera è un luogo di comunione universale e di immediatezza nel contatto con il Reale che è Dio.
8-L’ultima posta in gioco e forse quella fondamentale della nostra epoca è la resistenza alle ideologie e agli errori. L’interiorità è l’ultimo baluardo della libertà profonda di fronte alla verità. Se la nostra interiorità è forte e sviluppata, nessuno la vincerà. Si pensa qui a quei preti o vescovi che dopo 20 o 30 anni d’influenza ideologica in prigione non sono stati vinti. Tutti portano questa testimonianza che hanno attinto la loro forza dentro di loro. La grazia ha trovato uomini preparati per riceverla.
Annie Le Duc
Tratto dal numero speciale di “Le braiser eucharistique” novembre 2008 n 32.