OGNI 15 DEL MESE RUBRICA
A Cura Di P. Serafino Tognetti, Comunità Dei Figli Di Dio
Adorazione Eucaristica (12°)
tratto dal libro “Adorazione” di p Serafino Tognetti
continua…..
Silenzio, obbedienza e gioia sono i tre insegnamenti della lezione, perché chi è capace di essere in silenzio riceve la grazia di Dio e la sa custodire; chi vive l’obbedienza alle leggi del Signore e segue Lui, alla fine vivrà questa gioia traboccante che non si spiegherà nemmeno lui. Non sarà una gioia superficiale, ridanciana, ma quella di chi vive nella grazia di Dio. Questa gioia profonda si motiva dal fatto che ho incontrato il Signore; terminata la preghiera dovremmo essere sempre pieni di santa letizia da diffondere ovunque andiamo nel mondo. I primi apologeti cristiani dicevano che quello che ha conquistato il mondo greco-romano nel primo secolo fu la gioia dei credenti: vedevano infatti uomini e donne che andavano incontro anche alla morte (i martiri) felici e si lasciavano vincere dalla loro fede. La gioia dei martiri cristiani era contagiosa. Come un virus.
Vi auguro allora di ammalarvi tutti di questa felicità e di non guarire mai più, perché il mondo ha bisogno di tale immensa beatitudine che proviene da Dio e si riflette sul volto dei santi.
Capitolo 7
I DUE REGNI
Cercheremo ora di meditare sulle difficoltà che s’incontrano nella vita di preghiera, in particolare nell’adorazione. Il nemico dichiarato delle nostre anime, il demonio, che odia tutti gli uomini, vuole rovinare l’opera di Dio, ci tenta in tutte le maniere come ha tentato Gesù, ma, in particolare, sembra soprattutto irritato con l’adoratore. Sembra che la lotta si faccia più violenta quando vogliamo adorare Dio, mentre forse non ci tenterà se vogliamo andare a sentire un concerto di musica. Pare dunque che la preghiera lo disturbi più di qualsiasi altra cosa.
La realtà nella quale viviamo è costituita da due Regni. La Bibbia li chiama il Regno di Dio e il mondo, quindi ci adeguiamo al linguaggio della Scrittura. “Se scaccio il demonio in nome di Dio – dice Gesù ai farisei – è giunto a voi il Regno di Dio” (Lc 11,20). Dall’altra parte c’è il mondo, che ha il suo governatore, Satana, “principe di questo mondo”, come lo chiama più volte la Sacra Scrittura.
Gesù parla apertamente del regno avversario: “Non parlerò più a lungo con voi perché viene il principe del mondo” (Gv 14,30), ma è nella prima Lettera di san Giovanni che troviamo la descrizione più emblematica: “Tutto il mondo è posto sotto il dominio del demonio” (1Gv 5,19).
San Paolo chiama Satana il “dio di questo mondo” (con la d minuscola): “Se il nostro vangelo rimane velato, lo è per coloro che si perdono al quale il dio di questo mondo ha accecato la mente incredula” (2Cor 4,3-4). Pensate: in questo mondo il principe viene chiamato dio, assai più di un governante qualunque, segno che egli ha il dominio assoluto nel suo territorio.
Tra questi due avversari ci sono scontri continui, perché ognuno vuole distruggere l’altro.
Leggiamo agli inizi del Vangelo la proposta di Satana a Gesù: «Il diavolo lo condusse in alto mostrandogli tutti i regni della terra, dicendo: “Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni perché è stata posta nelle mie mani e io la do a chi voglio”» (Lc 4,6). In cambio chiede di essere adorato.
Egli dunque promette al Signore tutti i suoi regni (del diavolo) affinché Gesù lo riconosca, adorandolo, superiore a Lui. Ma chi ha dato a Satana il suo regno? “La gloria di questo regno – dice – è stata posta nelle mie mani”. Da chi? Da Dio? No: dal peccato dell’uomo. Nel libro della Genesi Dio aveva dichiarato a Adamo che tutta la creazione era stata fatta per lui, che doveva dominarla, usarla come meglio avesse creduto. Adamo ed Eva, purtroppo, cadono, peccano e consegnano la creazione, il mondo, se così si può dire, nelle mani del maligno. C’è un passaggio di proprietà: il
mondo era stato dato interamente all’uomo, ma l’uomo lo trasferisce al maligno.
Ma anche Gesù ha un regno. Chiede Pilato: “Dunque tu sei re?”. “Tu lo dici, io sono re, ma il mio regno non è di questo mondo. Se fosse di questo mondo il Padre mio avrebbe già mandato dodici legioni di angeli” (Gv 18,36-37).